31 gennaio: festa di Don Bosco, grande comunicatore

Il 31 gennaio il mondo salesiano festeggia San Giovanni Bosco (1815 – 1888), Padre e Maestro dei giovani. Uno dei più preziosi lasciti di San Giovanni Bosco riguarda il suo contributo alla nascita delle comunicazioni sociali moderne. A metà del XIX secolo, il fondatore dei Salesiani ebbe numerose fortunate intuizioni in merito all’editoria, alla musica, al teatro, alla fotografia, che ne fanno un precursore della grande rivoluzione comunicativa che ha coinvolto la Chiesa Cattolica a partire dal Concilio Vaticano II. Lo straordinario carisma di don Bosco, la notevole capacità di utilizzo dei mezzi di comunicazione della sua epoca non sono mai state, però, fini a se stesse, venendo per lo più concepite come strumenti a servizio del principale scopo dell’opera salesiana: l’educazione dei giovani.

Da qualunque angolo si guardi, la personalità di don Bosco era straordinariamente dotata per la comunicazione. Lo fu attraverso il gioco, il mimo, il racconto; aveva la capacità di mediare ed entrare in sintonia con i ragazzi o con le persone che lo circondavano. La sua attività nei mezzi di comunicazione iniziò molto presto, agli albori dell’industrializzazione in Piemonte. Soprattutto quando don Bosco si trasferì a Chieri, seppe cogliere i fenomeni di crescita che si verificavano nel campo della comunicazione. Già da chierico, aveva fondato la “Società dell’Allegria”, intuendo le potenzialità comunicative di arti come il teatro (lui stesso fu autore di testi teatrali e si cimentò anche in piccole recite legate alla maschera di Gianduia), che assieme alla musica e al canto entrarono presto nella sua vita. Anche la musica è sempre stata un elemento molto presente tra i Salesiani, al punto che, fino agli anni ’60, ogni oratorio aveva la sua banda. Il rapporto tra don Bosco e la musica è molto interessante: lui stesso è autori di canti religiosi, il più noto dei quali è Angioletto del mio cuore.

Il contatto di don Bosco con la stampa comincia nel 1848, quando collabora con il teologo Marinotti ad un giornale socio-politico. Ai ragazzi in oratorio, iniziò ad insegnare il mestiere della tipografia che sviluppa in tutte le sue opere, così come i corsi di addestramento professionali. Don Bosco capisce subito che “fatta l’Italia bisognava fare gli italiani” e cavalca le prime riforme scolastiche, scrivendo lui stesso dei libri per ragazzi e per le scuole. Ha anche scritto una storia d’Italia, una storia sacra, un libro sul sistema metrico decimale, quando in Italia si cambiò la misurazione, e persino dei manuali di formazione per contadini. Nel 1877 fondò il Bollettino Salesiano, un giornale di notizie dal mondo e sulle missioni salesiane. Del libro don Bosco aveva una concezione elevatissima, per lui era una cosa sacra (e non lo era solo la Bibbia); per lui, il libro era un mezzo per controbattere al male attraverso il bene. L’apostolato del libro era una cosa importantissima per don Bosco, tanto è vero che moltissimi Salesiani sono diventati scrittori e sono stati incoraggiati a pubblicare opere letterarie. Non fece in tempo a vedere il cinema, in compenso amava molto farsi fotografare: ci sono foto di don Bosco con la banda, mentre confessa i ragazzi, mentre conversa a Barcellona con la nobildonna Dorotea Chopitea, cooperatrice salesiana, oggi Venerabile.

Don Bosco aveva una concezione mediamente ‘industriale’ dei media del suo tempo. Scrisse anche tre biografie che descrivono profili di ragazzi e di adolescenti (tra cui San Domenico Savio), come modelli da offrire ai loro coetanei. Fu fondatore delle Letture Cattoliche, un mensile in abbonamento su termini monografici. Diresse una collana di biblioteca per ragazzi, che raccoglieva circa 284 titoli. Le prime opere salesiane vertevano su musica, teatro, letture, recite. I ragazzi venivano coinvolti in questa atmosfera culturale. La sua non era solo una proposta “religiosa”. Coglieva i giovani in tutta la loro globalità. Questo spiega perché dalle scuole di don Bosco sono venuti su attori, scrittori, artisti, ecc.

[tratto da una intervista di don Giuseppe Costa su www.zenit.org (15-16 maggio 2015]

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