Il CGS Ubuntu alla GMG diocesana di Caserta

Se mai vi dovessero chiedere se c’è ancora speranza, vi invito a rispondere di sì. Viviamo in un mondo che dà per spacciati i giovani e che porta i giovani a darsi per spacciati; ma ogni giorno dimostrano quanto non abbiano intenzione di mollare la presa e di arrendersi davanti alle difficoltà. Prendiamo una lente di ingrandimento e spostiamo la nostra attenzione al 20 novembre 2021. Cos’ha avuto di tanto speciale quella giornata? Se 350 ragazzi riuniti in un cortile si possono definire qualcosa di speciale, allora, cari lettori, possiamo rispondere con una sola parola: Gioventù. Anzi, possiamo definirla Giornata Diocesana della Gioventù. Il CGS Ubuntu vi ha partecipato tra i ranghi della Pastorale Giovanile della diocesi di Caserta.

Il vero miracolo, dopo quasi due anni di pandemia, è che, nonostante tutto, ci sia questa grande voglia di fare rete. Dietro le quinte di questo momento festivo, Ubuntu ha incontrato altri giovani disposti a fare realmente Chiesa. Oggi si parla tanto di Sinodalità, ma non servono fiumi di inchiostro per spiegare che cosa voglia dire questa parola: sono i piccoli gesti che lo dimostrano e, in quanto a questo, i giovani ne sono i più grandi testimoni. Circa 30 ragazzi, inclusi i seminaristi, hanno dato il proprio contributo all’organizzazione di questa giornata, eppure non si conoscevano tra loro, alcuni non si erano mai incontrati di persona.

Il vero obiettivo è stato solo uno: donarsi incondizionatamente e lasciare qualcosa della propria realtà ai loro coetanei, ospiti della giornata. Hanno camminato tutti nella stessa direzione, sebbene i loro percorsi quotidiani fossero del tutto differenti. Per un momento Ubuntu non è stato solo il nome del CGS, ma dello spirito che ha visti coinvolti tutti questi ragazzi, perché Ubuntu non vuol dire altro, se non: “io sono perché noi siamo”. E lo siamo stati. Cosa? Comunità, Amore, Cambiamento. Non c’è etichetta che tenga: in quanto diversi, siamo chiamati tutti ad essere linfa vitale per gli altri e a smetterla di chiuderci nei limiti del nostro operato. Giovani per i giovani e con i giovani. Tutti importanti e meravigliosi agli occhi di Dio.

Il fulcro della Giornata Mondiale della Gioventù è stata la lettera di Papa Francesco a tutti i ragazzi e le ragazze del mondo, un messaggio di speranza che li ha invitati non solo a vivere quell’evento come un momento di festa, ma come una missione, perché i giovani sono il presente del pianeta, i più autentici per portare l’amore di Cristo ad ogni essere umano, credente o non credente. L’esempio che il Santo Padre ha preso come punto di riferimento è la figura di Saulo di Tarso, alias S. Paolo, e tutto ruota intorno a questo concetto chiave: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”. Nessuno è così peccatore da essere escluso dalla Grazia di Dio e persino il più grande persecutore può diventare, paradossalmente, il più grande testimone. Innovativo e molto diretto il video “Tu lo conosci Paolo?” del Cgs Ubuntu, per raccontare la storia di Saulo. Girato tra le strade di Caserta, un S. Paolo dei nostri giorni racconta serenamente la propria esperienza di peccato e di conversione, come per ricordare che Dio ha un progetto per noi e ognuno è invitato ad esserne parte. In seguito, partendo dai mandati che il Papa ha affidato ai giovani nella lettera sopra citata, i ragazzi sono stati divisi per fasce d’età e ad ognuno è stato dato del tempo di confronto e di riflessione su tematiche molto vicine alla quotidianità giovanile.

I ragazzi tra i 14 e i 17 anni, con i loro dubbi e le loro scoperte, chiamati a coltivare le relazioni, in nome della facoltà di essere originali, hanno avuto modo di trattare la spinosa questione dei social e su come questi possano essere utilizzati in modo sano. I ragazzi tra i 18 e i 24 anni, assetati di giustizia e di cambiamento, hanno potuto discutere dei loro propositi e delle loro lotte per un mondo diverso, parlando di come “accendere la luce” anche nei momenti più bui. I ragazzi tra i 25 e i 30 anni, stanchi di false promesse e vogliosi di concretezza, hanno potuto ricordare che non è mai troppo tardi per sognare e che sono proprio i sogni a dare forma al mondo e alle cose: non è mai troppo tardi per avere speranza.

La vera conquista della giornata è stato il riscontro di tutti i quindici gruppi di lavoro: “Spero ci possano essere ancora bellissimi momenti di confronto come quello vissuto oggi”. Chiunque crede che i giovani di oggi siano solo delle isole, ognuno concentrato su se stesso, sbaglia di grosso. 350 ragazzi, provenienti dalle più disparate realtà della diocesi, hanno fatto sentire a gran voce la Chiesa che vorrebbero: comprensiva, pronta a dare una mano non solo ai giovani cristiani, ma a tutti i giovani.

Chiara Ferraro

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