Il CGS Life presenta il musical “Dalla fine del mondo”

La storia spesso, per intrecciare le sue trame contorte, parte da molto lontano. Forse dal 1480, quando i pirati Turchi di Gedik Ahmet Pascià uccisero 813 abitanti di Otranto rifiutatisi di convertirsi all’Islam; per centinaia d’anni fu chiesta la canonizzazione, e nel 2012 dopo la promulgazione da parte della Congregazione delle Cause dei Santi di un Decreto riguardante un miracolo attribuito al loro culto, Benedetto XVI aprì il concistoro per concederla; ma durante quest’ultimo, vi fu una notizia altrettanto incredibile, e l’11 febbraio del 2013 il papa annunciò ai cardinali presenti, la sua intenzione di rinunciare al ministero petrino: l’ultimo Pontefice “dimissionario” fu 598 anni prima, con Gregorio XII nel 1415. Gli succedette l’argentino Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio, dopo Gregorio III secondo papa non europeo della storia, che venne accolto da un tappeto di luci, bandiere e mani trepidanti sotto al balcone di San Pietro, la sera del 13 marzo 2013.

Anche Bergoglio viene da lontano, e quella sera chiosò riguardo la necessità di dare un vescovo a Roma con “Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”. L’Argentina non è solo distante, è effettivamente la fine del mondo. La sua punta, Ushuaia, è il punto più estremo del mondo abitato, e dopo di quello, solo l’Antartide. Per tanti anni è stata anche lontana da mondo, imbavagliata da un colpo di stato che ne ha negato la democrazia e instaurato una dittatura militare che agirà nella notte, a bordo di Ford Falcon che porteranno via nel silenzio dissidenti e rivoltosi, che troveranno una voce solo in quelle spezzate ed impaurite delle madri di tanti giovani scomparsi, i desaparecidos, che a Plaza de Mayo, si riuniranno per chiedere giustizia e verità.

Il musical “Dalla fine del Mondo”, prodotto e realizzato dal CGS Life APS di Biancavilla, è un lungo filo della storia che parte dall’Argentina e arriva a quel balcone di San Pietro, che percorre due filoni uniti, quello della vocazione di Jorge Bergoglio e la difficile situazione politica dell’Argentina di fine anni ’70, stretta nelle mani del presidente Jorge Videla, volto principale del Processo di Riorganizzazione Nazionale che avrà in mano il paese fino al 1983, anno della sconfitta nella guerra delle Falkland, e dei suoi esecutori che avevano il compito di portare via i dissidenti politici e farli sparire nel nulla.

Un memoir di difficoltà e prove, un racconto discreto e musicato di incongruenze e redenzioni: il musical affronta al contempo la difficoltà di vivere la fede incarnata anche nei momenti di difficoltà e di prova, e il mettersi al servizio dell’altro quando la realtà di tutti i giorni è messa in pericolo da personaggi che fagocitano le vite altrui.

La storia si sofferma sulla giovinezza del futuro papa, seguendo la sua crescita con il suo gruppo di amici, che saranno la componente di alterità con cui Jorge Bergoglio potrà finalmente riconoscersi e definirsi; lo spettatore è un osservatore discreto dei dubbi del protagonista, uno della comitiva rimasto un po’ indietro rispetto al gruppo, che lo vede staccarsi dagli altri per entrare in chiesa confuso e stordito cercando una confessione per trovare conforto spirituale, e lo vede dubbioso sull’amore che prova per una ragazza, che lascerà per seguire la sua vocazione.

Le sensazioni, i timori e i più profondi sentimenti sono lasciati alla musica, alla vibrazione che coinvolge e trascina, in uno spettacolo che unisce decine di persone in uno sforzo coreutico, melodico e recitativo che pongono il Santo Padre sotto una luce meno conosciuta e “polverosa”, che affonda le mani nella povertà delle famiglie e nella violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, lontana dalla magnificenza e dalla storia del Soglio Pontificio da cui è uscito quella sera di marzo. Del resto, è difficile avere notizie dalla fine del mondo; ma alla fine la sensazione è quella che, se qualcosa ti spetta, se qualcosa ti deve colpire e ti deve cambiare, per quanto lontana potrebbe essere, alla fine ti trova sempre. Nessun posto è abbastanza lontano per qualcosa che si porta dentro, e questo musical ce lo ricorda.

Riccardo Fioroni

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