L’invasione russa dell’Ucraina e lo scoppio della guerra che è seguita ha generato in diversi gruppi e associazioni di Sesto San Giovanni due urgenze: fare qualcosa “subito” e iniziare un percorso che desse continuità non solo alle iniziative, ma anche alla riflessione, all’incontro, all’approfondimento del tema della Pace e dell’opposizione alla guerra, a ogni guerra.
La prima manifestazione cittadina, organizzata per il 2 marzo in fretta e furia, a cui hanno partecipato centinaia di persone dai ragazzi delle scuole e degli scout agli anziani che hanno vissuto a Sesto la seconda guerra mondiale, ha soddisfatto la prima urgenza: da quel momento è iniziato il percorso del Presidio Permanente per la Pace di Sesto San Giovanni.
Questo Presidio si è rivelato anzitutto un’occasione d’incontro; tra chi, credente, ha una prospettiva di Salvezza («se non potremo salvare l’umanità ci salveremo almeno l’anima» – don Milani, Lettera ai giudici) e non credenti, tra nonviolenti “storici” e giovani spinti dalla realtà contemporanea, tra chi si professa pacifista convinto e chi è semplicemente «contro la guerra» (Gino Strada, sestese DOC).
Come ogni luogo d’incontro è un luogo dove si manifestano le differenze, ma, contemporaneamente, un luogo dove si privilegia e si punta su ciò che unisce rispetto a ciò che divide. Tutto ciò assume un significato particolare in una realtà come quella di Sesto San Giovanni, una città che sì vissuto nei decenni forti contrapposizioni ideali, ma anche la consapevolezza di dover andare avanti insieme; quella che, con un pizzico di orgoglio, chiamiamo “sestesità” (quella di Abramo Oldrini, primo sindaco dopo la liberazione e sopravvissuto ai lager; quella di Annunziata Cesani (la partigiana Ceda), presidente per molti anni dell’ANPI cittadina, quella di Giovanni Bianchi, storico presidente delle ACLI nazionali, in prima fila nelle mobilitazioni ai tempi della guerra in Bosnia; quella di Giorgio Parmiani, oncologo di fama mondiale, voce sempre presente nel dibattito cittadino; quella del già citato Gino Strada e di Teresa Sarti, fondatori di Emergency; quella di Antonio Pizzinato, ancora oggi attivo e significativo nella vita di Sesto; ma anche quella di tante e tanti sestesi attivi nei loro ambiti – il sindacato, il volontariato, l’associazionismo… – che hanno contribuito alla crescita del nostro territorio).
In questa prospettiva di unità ciascuno ha portato il proprio contributo nella organizzazione delle iniziative che abbiamo proposto in questi mesi: volantinaggi, animazioni di piazza per bambini e ragazzi, incontri sul tema (tra gli altri con alcuni partecipanti alle carovane della pace in Ucraina, con Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, in occasione della festa patronale di s. Giovanni; con il corrispondente RAI Nico Piro per la presentazione del suo libro “Maledetti pacifisti”).
Il presidio non esaurisce la propria funzione nell’organizzare iniziative; ma punta anche sulla formazione con i propri appuntamenti di tutti i lunedì aperti alla partecipazione di singoli e gruppi.
Il CGS RONDINELLA, tra i fondatori di “sesto per la Pace”, porta il proprio specifico sia esperienziale, sia cinematografico e teatrale: la prossima iniziativa infatti sarà la rassegna “PACE A CHI ENTRA. Cinema Teatro Pace e Diritti” che, da novembre a gennaio, proporrà film e spettacoli teatrali; durante la rassegna sarà anche possibile visitare “una mostra antimilitarista”, curata da Casa editrice LIBERA e SENZA IMPEGNI, Centro Studi CANAJA, Le Lab des Castaneux.
In definitiva gli obiettivi del Presidio si possono sintetizzare in due: il primo è tenere alta l’attenzione e la mobilitazione su ciò che avviene in Ucraina (fornendo una pluralità di fonti informative, testimonianze e contributi per non omologarsi alla narrazione ufficiale dei media), ma non solo. Nel mondo ci sono più di cinquanta conflitti attivi in questo momento: anche su di essi occorre alzare il velo, portare luce, smuovere le coscienze e le azioni. Il secondo è quello (di più lungo periodo e certamente più impegnativo) di stimolare una formazione continua per una cultura della Pace; quella che, se coltivata nella mente e nel cuore di ciascuno, previene nel profondo la violenza e la guerra. Certamente una sfida, ma anche una bella eredità da consegnare ai più giovani: un esempio di quell’ «“artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.» (papa Francesco, messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2022).