Al Cinema Lux di Padova, animato dal CGS The Last Tycoon, mercoledì 21 novembre alle 21 per la Rassegna “Cinema e adolescenza. Diventare grandi, restare vivi” è in programma “My name is Emily” (Irlanda, 2017, 100’) di Simon Fitzmaurice. Un film dal tocco delicato che apre uno sguardo di sincera empatia al mondo adolescenziale, al rapporto tra genitori e figli, alla sensibilità dei rapporti d’amicizia e ai sentimenti dei giovani. Il regista e scrittore irlandese Simon Fitzmaurice, classe 1973, ha potuto dirigere questo suo unico pluripremiato lungometraggio grazie a un software di riconoscimento dell’iride. Nonostante fosse paralizzato da anni per una sclerosi laterale amiotrofica – è mancato lo scorso anno, un mese prima l’uscita del film – era padre di cinque figli e con questo film, godibile a qualsiasi età, ha voluto lasciare una sorta di eredità che vale davvero la pena di condividere.
Protagonista è Emily, una sedicenne che vediamo nascere, diventare una bambina e quindi un’adolescente. È una un po’ “stramba”, ma intelligente, piena di vita e felice, sino a quando la sua esistenza è colpita da una serie di distacchi traumatici. È piena di rabbia, isolata, si illude di poter bastare a se stessa. Emily – che condivide solo con lo spettatore i suoi pensieri, narrati per tutta la durata del film dalla sua voce fuori campo – rimane chiusa nel suo mondo sino a quando incontra Amber, che trova la chiave per entrare in questo suo mondo: la capisce, forse perché provano gli stessi vissuti di abbandono. Insieme, hanno l’occasione per uscire dalla gabbia del pensiero ed aprirsi al dialogo. Insieme, si avventurano in un viaggio on the road che è metafora di una crescita evolutiva, grazie al quale Emily smetterà di nascondersi alla morte, per non continuare al nascondersi alla vita.
Alla fine può scoprire, con stupore, che “la voce che sta parlando” è proprio la sua: Emily sta diventando grande.
I curatori Ezio Leoni (critico cinematografico), Elisabetta Marchiori (psichiatra e psicoanalista), Chiara Pinton (esperta di letteratura per ragazzi) e Lenio Rizzo (neuropsichiatra e psicoterapeuta) vogliono offrire un’occasione che permetta di riflettere, attraverso le suggestioni offerte dalla visione del film e dalla possibilità di discuterne, come gli adolescenti possano procedere con curiosità, impeto e incertezza verso la condizione di adulti senza perdere la loro vitalità e poter sopravvivere. È importante che, dove si attua la sfida dell’adolescente che cresce, ci sia un adulto ad accoglierla nella sua complessità e nelle sue sfaccettature. Si tratta di un passaggio evolutivo che può presentare anche disagi di tipo emotivo e psichico, che dobbiamo essere pronti a prevenire e affrontare come genitori, educatori e terapeuti.
Il programma continua il 5 dicembre con “Disconnect” (2012) di Henry Alex Rubin, il 9 gennaio con “L’onda” (2008) di Dennis Gansel, il 23 gennaio con “Un sacchetto di biglie”, il 6 febbraio “Noi siamo infinito” (2012) di Stephen Chbosky.
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