Sabato 23 aprile 2022: per la prima volta il C.G.S. varca la soglia del Far East Film Festival, evento dedicato al Cinema dei paesi dell’estremo oriente, che dal 1999 si svolge ad Udine nella seconda metà del mese di Aprile. Da qualche tempo questa manifestazione aveva attirato la nostra curiosità e, dopo aver raccolto diverse informazioni sul Festival, ci siamo infine ritrovati a Udine per poter osservare più da vicino una possibile nuova frontiera, in questa ricca 24esima edizione che ha visto 72 film in concorso provenienti da Corea del Sud, Giappone, Cina, Hong Kong, Taiwan, Tailandia, Filippine e altri paesi. La città organizza gli eventi legati al Far East nel proprio centro, dove meglio si percepisce l’atmosfera della manifestazione.
Udine ci è sembrata sulle prime piuttosto deserta e silenziosa, ma probabilmente sarà perché siamo arrivati all’inizio del week-end “lungo” del 25 aprile, e perché il tempo era abbastanza grigio e uggioso. Comunque ci siamo subito avviati e abbiamo cercato di orientarci per capire dove si trovassero le due sale in cui si tengono le proiezioni: il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, per quanto riguarda principalmente i lungometraggi della sezione ‘In Competizione’, e il Cinema Multisala Visionario per i film delle sezioni ‘Retrospettiva’ e ‘Fuori Concorso’. Inoltre già sapevamo che, come a Venezia, a causa del Covid i posti in sala dovranno essere prenotati online minimo 48 ore prima della proiezione, e che l’accesso al cinema sarà consentito solo indossando la mascherina di tipo FFP2.
Eccoci dunque all’entrata del Giovanni da Udine: passiamo per il controllo del Green Pass, dove i giovani volontari del Far East ci consegnano dei braccialetti di carta, che ci consentiranno, nei prossimi giorni, di non esibire più la certificazione vaccinale. Poi via, al punto ritiro accrediti, dove riceviamo anche un buono sconto sul catalogo dei film e una gratuità per la borsa del Festival, entrambi da ritirare al Book-shop del Far East nell’atrio del Teatro.
Sentendoci già coinvolti nell’atmosfera del Festival (con in mente l’esperienza veneziana), entriamo nell’atrio, dove, oltre al Book-shop notiamo anche una piccola area bar e ristorazione orientale, il Bento-Bar, dove nei giorni successivi ci saremmo sicuramente seduti a bere qualcosa magari prendendo qualche appunto tra un film e un altro, oppure per fare una pausa pranzo in perfetto stile giapponese. Inoltre dopo aver scoperto che Il Far East ha anche attivato anche delle convenzioni con alcuni dei ristoranti locali per gli accreditati, ci siamo subito informati e organizzati per poter usufruire degli sconti.
Il nostro accredito, “Red Panda”, è in pratica un abbonamento che permette di vedere fino a 4 film al giorno; la prima proiezione della giornata è solitamente intorno alle 8 o alle 9 della mattina, mentre l’ultima può iniziare anche verso mezzanotte.
Così, pianificando la nostra giornata, decidiamo di seguire le proiezioni durante le mattinate e i pomeriggi, documentando gli eventi con foto e video sulla pagina instagram @cgs.dorico, mentre pensiamo di riservare la sera alla redazione di brevi recensioni su alcuni dei film visti, per poi caricarle notte-tempo sul sito del Dorico, replicando così, in versione ridotta, il format laboratoriale della Mostra del Cinema di Venezia, già vissuta, ma con un gruppo più numeroso.
Il giorno dopo si comincia. Seguendo la nostra tabella di marcia e man mano che le giornate scorrono ci imbattiamo in film che toccano svariate tematiche: ci accorgiamo che in più lungometraggi ricorre il tema dello scontro o della fusione di cultura e tradizione con l’attuale mondo globalizzato; o quello del dialogo complicato tra passato e presente, tra storia e attualità, o del labile confine tra realtà e finzione. Notiamo che solo per alcune proiezioni è presente in sala una delegazione che introduce il proprio film in concorso, poco prima dello spegnersi delle luci; finito il film gli ospiti si recano nell’atrio del Teatro per una breve sessione di Photocall e per autografi e foto con il pubblico.
In un clima completamente diverso da quello del “divismo veneziano”, vediamo che qui al Far East molti ospiti si incontrano in modo informale con un pubblico di nicchia, curioso, poco pressante e alla ricerca di dialogo; in tutto ciò si assiste ad una mescolanza tra ospiti e pubblico, che entrano in relazione in modo molto naturale, in un’atmosfera di “quasi-convivialità”. D’altronde il pubblico è da sempre investito di un compito importantissimo al Far East Film Festival, ovvero quello di votare direttamente (attraverso QRcode) il podio dei tre film vincitori, che ricevono il Gelso d’Oro, il Gelso d’Argento e il Gelso di Cristallo, premi principali della manifestazione. Altri premi che sono stati istituiti in seguito sono il Gelso Bianco per la migliore opera prima; il Gelso per la migliore sceneggiatura, entrambi conferiti da due differenti giurie di esperti; il Gelso Nero, ovvero il premio assegnato dagli accreditati “Black Dragon”, considerati il “pubblico esperto”; il Gelso Viola, premio del Web votato dagli utenti di MyMovies, ed infine il Gelso d’Oro alla Carriera.
È stato scelto proprio il Gelso come simbolo, perché pur essendo un albero di origini asiatiche, tuttavia caratterizza fortemente anche il paesaggio friulano, e quindi ben rappresenta il ponte tra la cultura orientale e quella occidentale.
Abbiamo trovato nel programma anche diversi laboratori ed attività, che hanno lo scopo di avvicinare il pubblico alle usanze e alle tradizioni orientali, come, ad esempio, degustazioni di cibi tipici, concerti di musica tradizionale, corsi di yoga, fino agli eventi più “mainstream” legati ai fenomeni della pop-culture odierna, come Cosplay Contest e disegno in stile Manga.
Nel complesso la manifestazione si è rivelata come un’ottima opportunità per approcciarsi all’estremo oriente e in particolare al suo cinema, soprattutto per la vicinanza con gli autori e con gli ospiti, che portano con sé il proprio bagaglio culturale. E’ questa facilità di relazioni e di scambi con la cultura orientale che rende il Far East un Festival unico nel suo genere in Italia, molto stimolante, da proporre come esperienza associativa da vivere in gruppo, per poterne esplorare tutte le potenzialità.
Anna Sandroni e Gregorio Talevi