A Roma c’è un altro lato del vinile che forse in non molti hanno ascoltato. Oltre alla Festa del Cinema, ormai punto saldo della cinematografia europea nella splendida cornice dell’Auditorium, nel mese di dicembre ha luogo un altro festival, nella suggestiva cornice dello Spazio Scena di Trastevere, e nella Casina del Cinema a Villa Borghese in precedenti edizioni: si tratta del Nordic Film Fest.
Come suggerito dal nome, nasce con l’intento di promuovere la cinematografia e la cultura dei Paesi Nordici (Danimarca, Islanda, Svezia, Norvegia, Islanda), organizzato in collaborazione con le quattro ambasciate nordiche in Italia e con il Circolo Scandinavo di Roma.
La rassegna, nella sua edizione del 2024 era composta da una selezione cinematografica che ha passato in rassegna gli ultimi anni del cinema nordico, in collaborazione con i Film Institutes dei rispettivi paesi e alcuni distributori, con il patrocinio della Regione Lazio, del MIC ed aderisce al Circuito dei Festival Indipendenti di CNA Roma finanziato da Fondazione Cinema per Roma.
Le proiezioni sono in lingua originale, ma con sottotitoli in italiano o inglese, ad ingresso libero. Ogni edizione ha un suo tema, quella di quest’anno però, festeggiando i 13 anni dalla prima edizione, vuole essere celebrativa e ripercorrere in una sintesi tutti gli argomenti trattati dalle precedenti edizioni, come le emigrazioni, i cambiamenti climatici, il rapporto uomo/natura, quello padri/figli, la morte e l’amore.
L’edizione si è aperta con la presentazione del libro “Immagini” di Ingmar Bergman, a cura della Cue Press, che ripercorre la carriera e la vita del regista svedese, e la mostra “A Swedish Love Story: Film and TV drama” a cura dell’Ambasciata di Svezia.
A seguire, un graditissimo giro di gløgg, una bevanda nordica simile al vin brulé, e si parte con l’apripista della rassegna, ovvero “The Emigrants” di Erik Poppe, una coproduzione tra Svezia, Norvegia e Danimarca che affronta il tema dell’emigrazione, più precisamente da una Svezia povera e dilaniata dalle carestie del XIX secolo, verso il Nord America.
Il film segue le vite di Kristina e Karl Oskar, due contadini che affrontano questo lungo viaggio ricolmi di speranza, accentuata da un espediente narrativo che accompagna la transizione dalla Svezia alla nuova vita.
Oltre alla giornata del 14 Dicembre, che è stata dedicata ad una rassegna di corti, gli altri lungometraggi presentati per questa edizione sono stati:
La donna leone (Løvekvinnen) di Vibeke Idsøe, che racconta le vicissitudini della piccola Eva Arctander, una bambina che nella Norvegia del 1912, avrebbe potuto lasciare stupiti: è infatti totalmente ricoperta di peli gialli, come fossero una peluria appunto animale. Il padre Gustav se ne vergogna, e decide di lasciarla nascosta alle cure della tata Hannah, che tuttavia, ha un fremito di amore e compassione per la bambina, che cercherà di aiutare a vivere una vita il più normale possibile sfidando costumi, società e idee dell’epoca.
Of Horses and Men (Hrossì oss) di Benedikt Erlingsson, che racconta della placida vita di una vallata, che vede solo i cavalli come un vero e proprio fremito. Il film racconta delle dinamiche di una piccola comunità con i suoi pregi e con i suoi difetti, con i suoi intrecci amorosi e con i suoi segreti, e di persone esterne che entrano a farne parte, in positivo e in negativo.
Rare Exports: a Christmas Tale di Jalmari Helander è una storia piuttosto contorta, un horror-commedia fantasy che sicuramente esula dal palinsesto a cui siamo abituati in Italia dei canonici 3-4 film natalizi che vediamo sempre. Tra cacciatori di renne, bambini che esortano a non far esplodere una collina ritenuta un tumulo funerario e un segreto sinistro dietro alla figura di Babbo Natale, le nuove porte verso un intrattenimento natalizio diverso sono spalancate!
Tove, diretto da Zaida Bergroth, è un film biografico sull’illustratrice finlandese Tove Jansson, creatrice di uno dei cartoni più famosi del secolo scorso e apparsi talvolta anche nei palinsesti italiani, i piccoli troll bianchi chiamati Moomin.
La rassegna continua con il filone delle biografie, con Amundsen, di Espen Sandberg che racconta la storia di Roald Amundsen, che condusse la prima spedizione capace di raggiungere il Polo Sud nel 1911 e che arrivò a sorvolare il Polo Nord con l’aiuto di Umberto Nobile e del suo dirigibile Norge.
Arriva anche un po’ di amore in sala con When in Rome, di Niclas Bendixen, che ripercorre il viaggio a Roma di Gerda e Kristoffer che la coppia si regala per il suo 40esimo anniversario di matrimonio. A scombinare però l’apparente idillio, Joannes, che Gerda aveva conosciuto in giovinezza quando studiava a Roma, affascinante e permeato da quell’aura di ricordo e nostalgia per i tempi che furono, che mette in seria difficoltà il viaggio dei due sposi.
Infine abbiamo My Father Marianne di Marten Klingberg, che in una commedia comica affronta il tema della sessualità genderless dal punto di vista di Hannah, giornalista in erba, che scopre il segreto di papà Lasse una volta tornata nel suo piccolo paese natio: la madre, Eva, appare distratta e pensosa, mentre Lasse lascia per casa abiti da donna… è il preludio ad un cambio di identità che trova tutti impreparati.
La rassegna ha mantenuto la promessa scandagliando un po’ i temi delle sue precedenti rassegne, e toccandone alcuni molto sensibili di questi anni. Il risultato è una piacevole alchimia tra una scuola di cinema che si offre e si fa conoscere ad un più vasto pubblico, e quello di una identità culturale come quella nordica che si racconta attraverso mostre, persone e forme d’arte.
Riccardo Fioroni