Ci sono diversi studi che attestano che per conoscere bene una persona, serva trascorrere all’incirca più di 200 ore insieme ad essa. Per farsi un’idea, talvolta, ne bastano molte meno; in alcuni casi, anche 27 minuti. Come quelli che tracciano, attraverso le testimonianze di chi ha collaborato al suo fianco, il ritratto di Stefano Todini, presidente nazionale CGS dal 1995 al 2009, raccontato in un corto – realizzato dall’Associazione nazionale CGS con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema – che ha l’intento di descriverlo attraverso un coro garbato di voci, che aprendo il cassetto dei ricordi, ci invitano a conoscerlo dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta nel 2018.
Gli sguardi indagano qua e là l’inquadratura, cercano aneddoti, ricordi, qualcosa che possa rendere al meglio la persona. Ne viene fuori un profilo fine, acuto, polarizzante, che ha cercato, nel corso dei 16 anni di presidenza, di portare l’Associazione ad adattarsi ai nuovi bisogni e alle nuove problematiche giovanili, portando avanti il credo di San Giovanni Bosco di essere buoni cristiani e onesti cittadini, toccando con mano le realtà sociali, intercettando i giovani e rendendoli protagonisti, creando una fitta rete di confronti, di collaborazioni e di unione tra le varie realtà associate.
Anche ben oltre i confini auspicabili: il tentativo di aprire un circolo CGS a Cuba, paese a cui è stato sempre molto legato, racconta anche di un uomo sì pragmatico, ma anche affabile, esotico, che ha ritrovato in America Latina e nel suo cinema, uno stile di vita rilassato e riflessivo che ha contraddistinto anche la sua figura.
Viaggiare per il piacere del viaggio, come viene detto nel corto: non sempre il traguardo è la meta, dopotutto. L’obiettivo di Todini alla guida del CGS, interpretando le testimonianze, è stato quello di accompagnare l’Associazione, godersi con lei lo scorrere del tempo e delle nuove sfide, accogliendo persone che in lui trovavano conforto, ma anche declinando garbatamente ciò che non riteneva funzionale per “fare un bel viaggio”; citando Jose Martì, poeta e rivoluzionario cubano, Todini ha “coltivato una rosa bianca, né il cardo né l’ortica”.
Una figura così positiva, che però rimarrà, per molti, insondabile fino in fondo. Un po’ come il sole che ad un certo punto si nasconde dietro i monti, o il fiore che potrebbe pizzicare con una piccola spina senza però intaccarne la nobiltà intrinseca, così Stefano Todini per molti è stato una misteriosa attrazione che al CGS ha lasciato molto della sua vitalità e positività, che oggi vengono ricordate con un sorriso sommesso, una lieve malinconia, ma che rimangono esempio e nutrimento per le sfide future dell’Associazione.
Riccardo Fioroni*
*articolo realizzato nell’ambito del tirocinio formativo in convenzione con l’Università e-Campus